CAP. IV.

VALUTAZIONI RAZZIALI.





         Per quanto dimostrative siano diplomatica e filologia, non possono per nessun verso equiparare il valore e l'evidenza dell'antropologia.
         Oggi che il problema delle razze e stato assunto al primo rango, noi nel campo storico abbiamo il dovere di dare a tale elemento la maggiore importanza per meglio specificare le stratificazioni umane della nostra Italia e per valutarne l'apporto fisico, economico, culturale ed etico.
         Cangiano culti, lingue, codici ; ma il profilo somatico, ma l'indole, ma il congegno fonetico non mutano. Questi si modificano, si attenuano per gl'incroci ; si occultano sotto l'orpello della civilta, ma non scompaiono. I ricorsi atavici (1) sono a volte piu vivi e piu crudi di quanto non si aspetti.
         Oggi nessuna razza, nessuna lingua e pura.
         Il popolo tedesco, il quale pur tanto proclama la purezza, e maculato d'infiltrazioni galliche, ebraiche, latine, sarmate e turaniche. Il nome dei suoi mari (see e sea) il nome dei suoi re (king e konig) (2) sono di pretto stampo altaico. Ma ogni razza ed ogni lingua va riferita ad un ceppo distinto fra i tre da secoli c'a noi segnalati e circoscritti dai migliori studiosi, il giapetico, il semitico, il camitico, secondo la prevalenza delle note caratteristiche dell'uno o dell'altro costitutive.
         La scienza si avvale oggi, per determinare le razze, di dati etnici (lingue, costumi, ecc.) e di dati antropologici. Questi sono in prima linea, specie le dimensioni e le forme del cranio del naso e dea mascellari. Assai meno importante e la tinta dell'iride della cute e dei capelli ; ma la struttura ed il modo d'inserzione di questi ultimi sono caratteri, quantunque secondari, persistenti e trasmissibili per eredita.
         Dolicocefalia (cranio allungato) e brachicefalia (cranio corto), in unione alla statura, hanno il primo posto nella geografia antropica ; eppure, prese da sole, hanno scarso valore.
         La grande maggioranza della umanita scomparsa e vivente manifesta dolicocefalia (3) La troviamo nelle Americhe, nell'Africa, nell'Oceania, nel sud e nel nord dell'Asia, nel sud nel nord e nell'estremo ovest dell'Europa.
         Nel Giappone e nella Cina la mesocefalia prevale.
         Sono veri brachicefali soltanto i Celti (Francia, Germania del Sud, Italia del Nord), gli Slavi ed i Mongoli puri. Ma, se la craniometria li rende uguali, la cranioprosoposcopia li classifica differenti. I Celti hanno cranio globoso, fronte arcuata, orbite oblique in fuori, ossa malari sviluppate, naso grande aquilino ; gli Slavi presentano cranio sfenoide (a cubo) od orbicolare chematocefalo (a tumulo), orbite orizzontali, naso diritto ; i Mongoli cranio orbicolare platicefalo (appianato), occhi
obliqui all'interno, naso largo e depresso, zigomi sporgenti, faccia piatta e larga. Sono ortognati Slavi e Celti, i Mongoli prognati. Hanno tutti capelli forti e lisci (4).
        Nostro precipuo compito e quello di cercare se le note antropologiche degli abitanti dei luoghi da noi segnalati per le italiche provincie corrispondano a quelle dei discendenti certi e diretti dei Protobulgari. Le ricerche vanno esplicate innanzi tutto nelle terre dalle quali questi primamente mossero verso il Danubio e l'Italia, cioe lungo il corso del Volga.
        Le piu disparate razze vi ebbero e vi hanno stanza (Persiani, Germani, Ebrei, Uro-Altaici ed Ugro-Finnici).
        Vi prevalse nella piu remota eta : quella giapetica, come il primo nome di quel fiume dalle istorie trasmessoci, Rha (5), ne attesta. Seguirono incessanti e travolgenti le ondate altaiche nonche semitiche, per cui Rha in Atel ed Etil (6) fu mutato. Verso il 4° sec. D. C. troviamo l'appellativo cangiato definitivamente in Bolga e Volga (7).
        In quel tempo tribu sciamate dal Turkestan col nome di Kutri-Guri (8) scorazzarono prima fra gli Urali ed il Volga ; indi, traversato questo fiume, presero dimora stabile sulla sua riva destra fino al versante nordico del Caucaso, rendendo soggette od ausiliarie le genti di vario lignaggio in precedenza ivi fissate. Da quel punto entrarono nella stona col nome generico di Bulgari, cioe di abitanti del Bolga.
         Kurt Kubrat, morto nel 642, estese l'impero dal Volga al Danubio. Mentre i Bulgari pannonici si confondevano con gli Avari e coi Magyari, i Daci coi Rumeni, i Pontici coi Kazari, quelli del Volga restarono fino al secolo XV autonomi con capitale Bolgar, ora Kazan. Scomparvero allora confusi coi Baskiri e coi Kirghisi. Ma, cio non pertanto, formano ancora la maggioranza nella odierna repubblica federata dei Tatari, comprensiva dei territori dei Votiaki dei Ceremissi e dei Ciuvasci.
          Nel dialetto di questi ultimi i glottologi hanno riscontrato forme speciali proprie dell'antico bulgaro. I Ciuvasci, come i Bulgari mesici, risultano per la maggior parte cristiani ed adoperano i caratteri cirillici. Essi quindi dovrebbero darci le note somatiche meno fallaci per una valutazione comparativa. Eppure cio non e (9).
          Sono state tante le infiltrazioni e tanti gl'incroci con gli Slavi e piu coi Kirghisi, che l'indice cefalico loro manifesta oggi mesocefalia ed anche brachicefalia. Gli zigomi sono sporgenti e gli occhi obliqui ; e la statura media e di 1,61. I dati etnici sono invece rispondenti a meraviglia a quelli dei Bulgari antichi. Ne conservano la lingua ; sono agricoltori laboriosi, parchi ed ospitali ; coltivano la segala, l'orzo, il frumento, il miglio, il lino, la canapa, ed i vari legumi, ma, piu che altro gli ortaggi ; allevano cavalli, bovi, ovini e pollame ; hanno impianti di tessuti di concia e di calzature, nonche stabilimenti numerosi ab antiquo per la molitura dei cereali ; esplicano speciale maestria nei lavori di scavo per i canali d'irrigazione. Sono in guerra leali coraggiosi e fieri. Passiamo ai Bulgari della Pannonia, dai quali si staccarono tutti quelli che dal 500 al 700 vennero in Italia. Pur troppo la loro discriminazione storica e stata iniziata solo dal Feher, mentre quella razziale da nessuno. Gli antropologi da decenni si sono dati allo studio dei caratteri somatici degli abitanti dell'Ungheria, ma il tipo bulgaro non l'hanno neppure pensato. Il Wellisch di Vienna, che di recente meglio s'e occupato della cosa, ci afferma che gli elementi asiatici prevalgono nelle campagne e quelli europei nelle citta. Fra i primi pone il sibiride, l'armenide, il turanide, il lapponide, e fra i secondi, cosa strana, i Bulgari (10). Meno che questi, fra gli elementi mongoloidi sono stati valutati Unni, Avari, Cumani, Iazigi. Tutti gli studi numerosi quindi razziali ungheresi nessuna luce a noi porgono per le nostre specifiche ricerche.
          Risultati maggiori e migliori ci danno le indagini fatte nella terra conquistata e colonizzata dal Khan Asparuh. Qui gli scienziati sono partiti da un tipo storicamente ben definito, dal Protobulgaro.
           Le inchieste iniziate dal Vatev vennero proseguite dal Popov, Direttore dell'Istituto biologico dell Universita di Sofia.
          Il Vatev su 5024 soldati ha trovato dolicocefali l'11,53 %. mesocefali il 40,20 %, brachicefali il 38.06 %, iperbrachicefali il 9.99 %. Il Gomev su 2043 cittadini ha riscontrato dolicocefalia nel 9,5 %, mesocefalia nel 35,8 %, brachicefalia nel 25,3 %,
iperbrachicefalia nel 19.4% (11).
          La dolicocefalia prevale nel sud come pure la mesocefalia, la brachicefalia ed iperbrachicefalia nel nord. Nel sud prevalgono il colore biondo e le facce alte strette, nel nord il colore bruno e le facce larghe e piatte.
          In un certo numero, sebbene ristretto, di persone si osservano anche le macchie sacrali, netto carattere mongolico. In quanto al naso, questo risulta dritto nell'80%, convesso nell'8 % e concavo nel 10%. Stabiliti questi dati, vediamo subito che nella Bulgaria meridionale sussiste il biondo tipo trace della conquista ellenica con la dolicocefalia di nordica provenienza (12) ; che nel nord e nell'est prevalgono invece i tipi bruni mesocefali con faccia stretta, come i Turcomanni, ed i tipi bruni con faccia larga e piatta e con estrema brachicefalia, caratteristiche delle stirpi mongoliche pure. I tipi a colorito misto con viso ovale, con moderata brachicefalia e con naso

Fig. 1. - lelsi. - Madre e figlio, tipi turanici.  *  Fig. 2. - Marito biondo dolicocefalo a 70°di certa origine langobarda. Bonito (Avellino). - Moglie bruna dolicocefala a 76°, pel tipo e pel cognome (Bolcari) di certa origine proiobulgara. Ceppaloni (Benevento).  *  Fig. 3. - Riccia (Campobasso) - Mongolismo comune a tutta la famiglia.

dritto, sparsi ovunque, rappresentano gli Slavi e gl'incroci slavo-turanici ; quelli a naso convesso le infiltrazioni semitiche avvenute via via dal Volga al Danubio e precipue produttrici della capacita lavorativa terriera commerciale e costruttrice dei Bulgari.
          Il Popov peraltro non ci persuade affatto nelle sue deduzioni storico-antropiche. Egli asserisce che verso il 3000 avanti Cristo la Mesia venne occupata dai Traci, alti, biondi, dolicocefali ; che solo nel V sec. d. C. vi scesero gli Slavi e solo nel VII vi penetrarono gli Altaici con Asparuk. Ora sta il fatto :

              1° che ai tempi della guerra di Troia, cioe circa 1000 anni a. C., nella Tracia erano popoli alleati dei Troiani e con tutta probabilita, almeno nel tratto meridionale, della stessa razza bruna asiatica ;
              2° che, avendo i Greci occupate le terre dell'Ellesponto e del Bosforo dopo quella guerra, i nuovi abitanti di Tracia furono biondi dolicocefali ;
              3° che nella Mesia nord-orientale prima (13) dell'E. V. Slavi e Turanici si trovavano confinanti. Tali Turanici, detti Geti, perfetti saettatori, ci vengono in quei posti segnalati da Erodoto fin dai tempi della spedizione di Dario, come i piu valorosi fra i Traci, fra i quali erano diverse le razze e le religioni (14).
          I Bulgari di Asparuh, che vissero definitivamente nella Dobrugia, vi trovarono un sostrato etnico affine, come ve lo rinvennero gli Ottomani dopo il 1389. Questi, mentre dopo le guerre balcaniche di liberazione sgomberarono le terre un di loro soggette, sono ivi rimasti all'incontro abbarbicati in centinaia di migliaia di famiglie con la fede, con la lingua, con i costumi. La loro moschea di Sumen e la maggiore dei Balcani(15). Alla stregua di queste conoscenze vediamo se sia possibile fissare i dati antropici dei gruppi bulgari d'Italia.
            Nel 1879 il magg. med. Dott. Rodolfo Livi con la sua opera poderosa « Antropometria Militare » fisso la misurazione della statura e dell'indice cefalico di 299.355 soldati delle classi 1859-63.
           Altre misurazioni vennero condotte sulle classi di leva 1905-06 negli anni 1925-26 dal prof. Genna e dal Dott. Pezzali (16). Detti lavori dovevano essere completati con l'indice facciale e coi risultati di cranio-prosaposcopia. Ad ogni modo ci danno qualche barlume indicativo.
           A Biella ed a Vercelli la forte brachicefalia (87) con forma platicefala ci parla chiaramente di tipi mongoloidi (bulgari ?), mentre la dolicocefalia di Torino, Brescia, Gardone e Verona ci ricorda i Langobardi.
           Nulla di preciso puo ricavarsi pel Veneto, per l'Emilia, per la Toscana, ove non e facile distinguere la stratificazione turanica etrusca da quella turanica bulgara, se non dopo dirette e lunghe ricerche fatte di vero proposito.
           Negli Abruzzi abbiamo le medie dell'ind, cefalico per Chieti di 81,3, per Teramo di 83,6, per Aquila di 78,06 (17). La brachicefalia di Teramo e di Chieti, provincie litoranee, si spiega con l'afflusso di Slavi dalla sponda opposta ; la dolicocefalia di Aquila con la persistenza di ceppi langobardi penetrati dal ducato di Spoleto e di alemanni condotti da Federico II.
           La statistica ci da, pel Molise : 80,93 nel comune slavo di Montemitri, 78,45 nel comune bulgaro di Mafalda e 78,35 nel comune bulgaro di Cantalupo (18).
          Nel comune bulgaro di lelsi le osservazioni sono state fatte personalmente da noi.
          In tutti i soggetti delle famiglie piu antiche (Vena, Ciaccia, Cianciullo, Santella, Zilembo) abbiamo rinvenuto moderata dolicocefalia (72-79) con molti mesocefali (81-82). Le famiglie immigrate dopo il 1300 (Vallante, Martino, D'Amico, Maiorano, Panzera, Tedeschi) hanno dato, quasi esclusivamnte, brachicefalia (83-90). La dolicocefalia ielsese accompagnasi a faccia larga, a zigomi sporgenti,
 
 

Fig. 1. - lelsi (Campobasso). - Mongolismo spiccato nella donna di destra.  *   Fig. 2. - Tipo turanico, oriundo di Secondigliano (Napoli).  *   Fig. 3. - lelsi. - Tipo turanico al centro.

ad obliquita degli occhi, a lieve prognatismo, a colorito bruno della cute dell'iride e dei capelli duri e lisci, a naso dritto o concavo. Nel Molise quindi la figura bulgara corrisponde al tipo dei Turcomanni odierni, altaici largamente incrociati con Indiani della casta dei guerrieri (19) e con Longobardi.
           Per Benevento la statistica ci da nei comuni slavi di S. Giorgio 84,75 e di Molinara 82,11. Il capoluogo con 78,24 ci conferma nella sua popolazione gli elementi bulgari e langobardi. Per Avelline a noi soggetti di tipo nordico e di probabile origine longobarda hanno dato in Bonito dolicocefalia fino a 70. E persone, che dal cognome Bolcari nelle due provincie ci hanno fatto ritenere la loro derivazione lontana dai Bulgari, sono risultate con una certa costanza dolicocefale a 76 e con turaniche note nel colorito e nel facciale scheletro.
            Della citta di Salerno e della sua provincia, popolate e dominate da Etruschi, da Romani, da Goti, da Bizantini, da Langobardi e da Normanni, non sappiamo spiegare l'incontestabile brachicefalia. Risultano dolicocefali gli abitanti di Eboli, di Mercato S. Severino e di Nocera. Mancano le misure per Amalfi e per i comuni del distretto Bulgaria.
            In quanto alla Campania, Napoli citta risulta brac bicefala fino ad 86, forse per la saturazione di elementi gallici nel periodo angioino ; ma in provincia sono in prevalenza i dolicocefali, specie nelle terre segnalate per nuclei bulgari, come in Marano (75.65).
           Passando alle Puglie troviamo che la provincia di Foggia da una media di 81.1 e quella di Bari 80.2. Dei comuni gia segnalati per gente bulgara in questo ed in precedente scritto Lucera ha 76,60. ed Andria 77,84 ed 87,36 (per Bulgari e Slavi ?) ; l'albanese Chieuti ha 77,89.
            In Lecce e provincia la dolicocefalia trionfa con una media di 76,3. Ne sono contribuenti senza fallo i nuclei greci, come ci mostra Calimera (75,62), e forse anche gli antichi Messapi. Le citta marittime, come Otranto con 83.70 e Brindisi con 81,53 (20) danno tale media probabilmente per notevoli slave infiltrazioni.
           Nelle Calabrie l'albanese S. Demetrio Corone ha 75,73, la bulgara S. Andrea Ionio 75.77, la langobarda Maida 79,68.
           In Sicilia domina insuperabile dolicocefalia ; e mancano misure specifiche pel nostro assunto.
          Come si e visto, difetta la maggior parte dei dati per un giudizio completo. Ma dalle poche precise constatazioni fatte deriva che gli eredi dei Protobulgari italici risultano sub-dolicocefali, cosi come molti Protobulgari mesici, cosi come il Turcomanni.
           Ma pur le altre note somatiche li avvicinano.
           Per quanto attenuato nelle rientranze e nelle angolosita, per quanto tendente alla euritmia delle linee ariane, il profilo mongoloide e troppo chiaro per poterlo negare. Occhi migdaloidi obliqui ed avvicinati, naso depresso, zigomi prominenti, prognatismo facciale sono comunissimi proprio nelle terre, dove storia e tradizione hanno stanze bulgare segnalate e nelle persone, il cui cognome ha radice o desinenza turanica. Di questa facies mongolica nostrana la scienza si e molto occupata in questi ultimi anni. Per lo piu non si e voluto riconoscere un ritorno atavico a razze asiatiche, perche si e riscontrato nei bambini mongoloidi un deficit intellettuale, che non risulterebbe negli abitanti dell'Estremo Oriente (21).
           Mai peggiore confusione si e prodotta. Che, durante la gravidanza, alcuni elementi possano intervenire a modificare in senso patologico lo sviluppo dell'embuone e un fatto incontrastato ; che dei cromosomi embrionali abbiano campo di evolversi, per ipofunzione endocrina, solo quelli rappresentanti di tipi meno evoluti e pure verita ; che in conclusione ci sia un mongolismo, come un albinismo patologico possiamo asserirlo noi pure per conoscenza personale, in relazione a lue ereditaria, che minora e conturba le funzioni glandolari dei riproduttori. Ma purtroppo, come abbiamo l'albinismo fisiologico negl'Italiani di sangue germanico ed in contrade torride, quali l'Apulia, la Sicilia, la Libia, cosi conosciamo mongoloidi che eccellono nel comando e nelle cattedre nonche nell'esercizio delle professioni e delle arti ; e molti manifestano intraprendenza ed attivita sconosciute alla comune degli uomini. La storia ne ha gia consacrati tanti agli onori della celebrita.

Fig. 1. - Cambatesa (Campobasso). - Tipo mongolico puro brachicefalo, con macchie sacrali.  *   Fig. 2. - Roccasicura (Campobasso). - Spiccata la facies mongolica specie nella figlia.

             Presentiamo alcune fotografie, che riproducono vari gradi di mongolismo prese da persone di vari comuni del mezzodi, specie di lelsi e di Riccia, dal cui nome si forma il derivato per gli abitanti con l'inequivocabile suffisso danubiano rol.

* * *

              Abbiamo fissato inoltre i vari linguistici relitti. Ora terminiamo con qualche parola sulla fonetica. Questa e un elemento antropico piu che etnico. Negli altaici piu puri mancano le sonore b, d, g, patrimonio dei Semiti e degli Ariani.
              Ma nelle lingue turcomanne e protobulgare esse quasi quasi prevalgono sulle sorde ; e ben chiara vi suona la r (22). "Quando piu il popolo conquistatore di cultura meglio elevata introdurra di nozioni nuove, tanto piu grande sara la sua parte nella combinazione lessicale ; ma il popolo, che accoglie coi nuovi concetti le nuove parole, mantiene a sua volta l'antica indigena pronuncia e la riflette sul patrimonio acquisito ; ed avviene per di piu che lo stesso popolo impositore finisca per adattarsi a questa nuova pronuncia " (23).
             Alla stregua di questi principii va ritenuto che gl'Indo-Iranici ed i Semiti assoggettati ed assorbiti dai Bulgari fossero numerosi ; che accettassero dai vincitori culto, leggi, favella e gran parte dei costumi. Peraltro col connaturato congegno fonetico trasmisero ai posteri la lingua ufficiale, e con questo, essendo i piu colti, la fissarono sulle pietre nonche sulle carte. Nella Mesia gli Slavi, come abbiamo visto, imposero ai dominanti anche religione, lingua e cultura.
            La fonetica ci svela allo incontro nelle terre italiche dai Bulgari occupate persistenti antiche stratificazioni ancora piu altaiche, le quali non conobbero e non conoscono tuttora che sorde consonanti, come fu degli Etruschi. Nel Sannio gia degli Osci, m Amalfi gia dei Tirreni (24), in Apulia gia dei Messapi Bulgaro diventa Pulcaro Polcarino Polcarul, bello pell, Albanese AIepenese, delfino talefine.
 
 
 

----------------

(1) Le persone di origine germanica tra mi conviventi da secoli, svelate con assoluta certezza dai cognomi Germano. Tedesco, Teutonico, pur dopo incroci ripetuti con razze eterogenee, presentano l'originario tipo quasi immutato anche nel portamento nella fonetica e nell indole.

(2) Invano filologi tedeschi (S. Friedmann: " Lingua gotica" . Hoepli, 1896) tentano riferire tali voci all'an. ted. chunni o kunni, al m. ted. kunne, al got. runi (generazione, stirpe) La storia erodotea sugli Sciti e quella medievale dal 4 all'8 sec. d. C. parlano benchiaro della sommissione delle provincie germaniche a dominatori turanici.

(3) Ormai e cosa bene accertata che l'indice cefalico si eredita, secondo i lavori del Frets e secondo quelli del Godin, pel 70%, dalla madre Dagli esperimenti di biometria eseguiti dal dott. Zonchello sotto la guida del prof. Castaldi a Cagliari si rileva che la correlazione massima e tra madri e figlie, media tra padri e figli, minima tra padri e figlie. Dalle prove invece eseguite da noi risulta che, salvo eccezioni, l'indice varia secondo i gruppi gentilizi : quindi I'influnza massima e data dal padre. Grande influenza invece ha la donna per il colore dei capelli e dell'iride.

(4) Sergi G. : "Specie e varieta umane"). Bocca, Torino, 1900. - Morselli: "Antropologia Generale" Torino, 1887. - De Rialle G.: "I popoli dell'Africa e dell'America". Detken. Napoli, 1881.- Herve : " Precis d'Antropologie", Paris, 1887. - Ecker : "Crania Germaniae merid.. occid.", Freiburg, 1863.

(5) Questa parola, indicante grandezza dominio, e patrimonio indefettibile di popoli giapetici in India, in Egitto, in Roma. Le voci indiane rajan rha (re) rajati (domina, splende), le egiziane rha (sole, re) ras (capo) la latina rex (re), la greca romi (forza), la celtica rix (principe), la irlandese ri, le germaniche reicks richi reich (potente, nobile) sono tutte equivalenti,

(6) Questo nome e quello stesso del famigerato re degli Unni ; e risulta composto di ata e di el. Ata,come aita, eite, utti, aetti vuol dire padre pesso i turanici, mentre el (alto, sommo) e di puro ceppo semitico.

(7) Da bol (signore) e ga (fiume). Bol semitico e variazione di bel di bal di bag di ban di bar. Ga e fonetica abbreviazione d'ind. ganga(fiume) onde giap. kawa, franc. gave.

(8) Guri per sistole da Gunduri (scorazzatori).
Prima di Kubrat le loro orde furono dette Unno-Gundur-Bulgar, nome che ci spiega la fusione dei Bulgari
con gli avanzi degli Unni e dei Guri.

(9) Popp. N. : "Turkisch Tschuwaschische verglelchende Studien Islamica" . 1925. - Palmieri A. : "La geografia politica della Russia Sovietica" , Roma, 1926 - Asmarin N. I. : "Bolgary i Cuvasi" , Kazan 1902.

(10) I primi lavori antropologici di circa 130 anni fa si debbono a Gyorgy Feher ; e dopo il 1875 si ebbero quelli di Samn Scjeiber, del Senhossek, del Torok, del Toth, del Papay, del lanko. Abbiamo poi gli studi recenti del Wellisch, del Kollaritz, del Cunther, del Mehely, del Bartucz.

(11) «Difesa della razza». A. II, n. 16.

(12) Da silloi del filosofo e poeta Senofane di Colofone nei frammenti 15 e 16 abbiamo delineato siffatto tipo dei Traci. Ma deve essere esso attribuito ai soli abitanti della Tracia occidentale, ove anche ai tempi di Omero prevalevano le stirpi elleniche dall'occhio glauco e da' biondi capelli.

(13) Ovidio nelle sue elegie III e IX dell' opera Tristia rettamente ci afferma che il luogo del suo esilio, Tomi (odierna Costanza), era sulla linea confinari fra Sauromati (Slavi) e Geti (Scyti).

(14) Erodoto :  "Istorie", L. IV.

(15) Essendo la Dobrugia stata per molti anni quasi tutta nella mani della Romania dovremmo tenere conto delle ricerche antropiche fatte in questo regno ; ma esse, pur ammettendo tipi orientalidi e mongolidi, cercano di velare la specifica fisionomia nazionale e razziale bulgara. Un tipo romneno mongolico inequivocabile era l'ex-ministro degli Esteri Titulescu.

(16) Livi R. : " Antropometria Militare" . Giornale Medico R. Eserc., 1905. - Raseri E. : " Materiali per la etnologia italiana" . Roma. 1879. - Pulle F. : "Genti e favelle" , V. II, P. II, e. 32.

(17) Pulle I. : loco cit.. Appendice.

(18) Pulle I. : loco cit.. Appendice.

(19) I Turcomanni sono i soli abitatori del gran piano turanico a presentare dolicocefalia (77-79) statura elevata (media 1,67), naso sottile, fronte alta ed ampia ; e le loro tribu stazionarie esplicano le medesime agricole ed industriali attività descritte per i Ciuvasci ed i Bulgari.

(20) Pulle F.: loco cit.

(21) Presse Medicale. 16 settembre 1936 - Nuova Riv. di Clin. ed Ass. Psichiatrica, 1936 - Bruxelle medic.,5-VII-1936.

(22) Le razze mongole mancano di questa consonante; e quando la trovano in parole acquisite da gente diversa, non valgono a pronunciarla. come capita ai Cinesi. Non possono esprimerla neppure i Britanni ; e questa e la prova migliore che iI sustrato etnico originario della loro terra, come abbiamo fatto cenno altrove e come meglio spiegheremo in seguito, e uro-altaico, reso evidente anche dalla grande poverta delle inflessioni verbali e dalla dovizia monosillabica.

(23) Pulle L. : " Italia : gente e favelle" . V. II, P. I, Cap. XIV.

(24) « Gli Etruschi (Tirreni) occuparono il paese degli Oschi fino a Marcina, posta non lungi da Salerno" , Pais E. : "Storia dell'Italia Antica" . Torino Utet, 1933-XI. Vol. I. p. 178.
 
 

[capo] [ I ] [ II ] [III] [IV] [ V ]