CAP. II.

RAPPORTI  FRA  POPOLI  GERMANICI,  LATINI  E  TURANICI.
LANGOBARDI  E  BULGARI.







      Lasciando da parte le stratificazioni uro-altaiche della nostra penisola precedenti l'Era Volgare, possiamo asserire che ben presto Roma ebbe necessita di fare ricorso ai cavalieri dell'asiatica steppa.
      Urgevano ai confini pronte a straripare le masse germaniche per la precipua ragione che venivano ricacciate dal Volga e dal Danubio sotto l'impeto di militi impareggiabili arcieri e lanciatori di laccio (1), dai visi gialli piatti deformi e glabri, i quali rispondevano alle domande con la sillaba sonora : iung, addolcita dai Romani in unno. Citta, case, letti non conoscevano.
       Le donne ed i fanciulli vivevano sui carriaggi, gli uomini sui cavalli, dormendovi financo.
       Il prode Stilicone, vandalo pieno di spirito latino, mal rimunerato stratega dell'imbelle Onorio, comprese che il mezzo migliore per allontanare gli Alemanni dalle terre imperiali era quello di fare appello alle medesime turme che ve li avevano avvicinati.
       Quando Radegasio, gia luogotenente di Alarico, nel 405 alla testa di Slavi e Germani minacciio lo sterminio del mondo latino, i cavalieri mongoli condotti da Huldin in appoggio dei Visigoti di re Saro ne provocarono la completa disfatta, ottenendone l'onore del trionfo in Campidoglio (2). Regnava allora sugli Unni Oktar coi minori fratelli Ebarse e Rua, succeduto al maggiore Mundzuk.
       Altri Unni furono con Alarico nella presa e nel sacco di Roma del 410 (3).
       L'anno 452 gli Unni tornarono fra noi con Attila, figlio di Mundzuk, ma non ebbero tempo di lasciare tracee razziali (4). Altri turanici, Sciri e Turcilingi, venuti con Odoacre nel 476, ebbero stanze e possessi (5).
       Belisario nel 535 porto con se Unni e Messageti,  i quali, dopo la espugnazione di Napoli, trucidarono anche quelli, che chiesero asilo al sacri templi (6).
       Quando egli nel 537 resto assediato in Roma ebbe rinforzo di 1600 cavalieri Unni e Slavi, i quali con gl'infallibili dardi dai comignoli degli edifizi del Circo fecero strage dei Goti (7).


Donna di Letino.

       Ancona nel 538, assalita da questi, venne salvata esclusivamente dal valore di Ulimo trace e Bulgada messagete (8).
       Giustiniano, mentre Totila scorreva l'Italia (542), fece prefetto del pretorio Massimino, dandogli a scorta molte truppe di Unni ; ed Unni implorava da Ravenna Belisario nel suo ritorno in Italia del 544.
       Nel 547 Oldogando unno era capitano del presidio bizantino di Perugia. Ottomila saettatori, prevalentemente Unni, disposti alle ali, decisero della vittoria definitiva di Narsete su Totila a Tagina, nelle gole montane dell'Umbria (9). I Bulgari, secondo il Diacono, sarebbero venuti a stabilirsi la prima volta in Italia coi Langobardi il 568.
       Ma passi di opere storiche ci dicono che questo si verifico molto prima. Essi, come abbiamo detto, comparvero con Attila il 452. Dal 504 al 511 coi Gepidi e coi Greci sbarcarono sulle spiagge del Bruzio, combattuti dai soldati di Teodorico. Dovevano certo trovarsi nelle schiere dei Goti il 555; perche dopo la disfatta e morte di Teia alle falde del Vesuvio settemila suoi guerrieri fuggiti a Campsa (Consa?) con le ricchezze e coi viveri avevano a capo lUutur-guro Ragnari (10).
       Venivano quindi a volte ausiliari dei Goti, a volte dell'Impero.
       Importantissima e poi la notizia precisata da vari storici e piu che altro dalle Omelie del Magno Gregorio papa, che ce li fa risiedere nelle zone subalpine innanzi alla conquista d'Alboino. Il beato Pietro Bulgaro, sacerdote di rito latino, morto a Roma nel 605 cardinale, e concordemente detto nato in Salussola I'anno 560, cioe otto anni prima dell'arrivo dei Langobardi. I suoi genitori percio, agiati si da dare istruzione ai figli, stabiliti nel Vercellese con tutta probabilita per opifici di lana, vi erano stati portati o dagli Ostrogoti o dai Bizantini (11).
       Coi Langobardi vennero addirittura le masse dei Bulgari.
       Ma, prima di proseguire, e mestieri soffermarci alquanto sui vari contatti dei Bulgari coi Langobardi prima della conquista italica. Solo cosi avremo chiara la ragione che fra noi ii condusse piu volte in vera forma di esodo nazionale.

       I Langobardi, usciti dalla Penisola scandinava, finche furono stanziati sulle baltiche spiagge, si mantennero scarsi di numero, ma puri di sangue; per modo che di loro Tacito pote asserire "paucitas nobilitat" (12).
       Quando per altro venne loro vaghezza di risalire il corso dell'Elba e dell'Oder in cerca di terre meglio apriche presto comincio l'ostile incontro non solo con altri Tedeschi, specie coi cis-danubiani penetrati di sangue semitico (13) nonche di sangue di cultura di religione di Roma, ma pure con torme slave e scitiche, le cui celeri evoluzioni e sorprese notturne vano rendevano il valore dei piu strenui guerrieri.
       Fu percio loro giuocoforza dar vigore all'esercito col conferire la dignita di arimanni ai servi ritenuti piu fidi e piu validi con preferenza certo della razza germanica, mormorando rituali motti e scoccando un dardo (14).
       Valsero per tal modo a farsi largo e fissarsi consecutivamente nella Scoringa, nella Mauringa e nella Golanda ; e per alquanto tempo nei distretti di Auta-bet, Bat-aib e Wurgund-aib (15). Al posto dei condottieri si ebbe un primo re in Agilmondo, il quale presto sconto la colpa di aver trascurata la guardia del campo.
       A questo punto compaiono i Bulgari nella Storia dei Langobardi.
       Essi occupavano la Pannonia anteriormente al 400 coabitanti e commilitoni degli Unni indi degli Avari, coi quali con tutta probabilita erano partiti dalle rive del Volga, oltre che per bellico ausilio, per la razionale bonifica e cultura dei campi acquitrinosi nonche per la industria ed il commercio degli agricoli prodotti.
       I Bulgari, sorpreso di notte l'esercito langobardo, trucidarono lo stesso re, menandone captiva la figlia (16).
       Per prodi vittoriosi di mille battaglie il rovello della sconfitta fu quanto mai pungente. Il nuovo re Lamissione, che, novello Mose (17), era uscito salvo dalle acque, si lancio alla riscossa, Ma i suoi, non adusati agli espedienti tattici dei cavalieri turanici, i quali con finte fughe, con rapidi aggiramenti, con fitto saettare di fianco scompigliavano e disorientavano il nemico, batterono in ritirata. Se non che Lamissione in quello estremo frangente, oltre a ricacciare nella pugna con promesse e minacce i fuggitivi, a tutti i servi, che vollero prendere le armi, diede liberta rango onorato e ricompense. Ottenne cosi la piena vittoria.
       Per tal modo una seconda volta elementi numerosi di sangue germanico entravano a far parte della nazione langobarda, mentre i prigioni bulgari prendevano il  posto  loro  nel  servaggio.
       Dopo la morte di Attila e la disfatta dei suoi eredi, numerosi capi germanici, a nome dell'impero, ne occuparono e custodirono le sedi nel Norico e nella Pannonia, come Edoacar (Odoacre), Feleteo Rodolfo coi Turcilingi, cogli Eruli, coi Rugi e Teodorico a capo degli Ostrogoti (18).
       Quando Odoacre passo in Italia i Langobardi si spinsero nel Norico ; e quando ad Odoacre sottentro Teodorico, presero quelli il di lui posto in Pannonia (488) (19).
       Eruli e Svevi sconfitti ingrossarono le file dei servi, pur via via francati ed onorati, come quel Droctulfo, che poi tradi a Brescello.
       I re Gedeoco, Clabbone, Tasone e Vacone furono vicini amici ed alleati dei Gepidi fino al punto che l'ultimo sposo, in seconde nozze Austrigosa, figlia del sovrano loro.
      Questi Gepidi fin dal 504 (20) vivevano nel Sirmio (Schiavonia) insieme ai Bulgari sotto re Traserico figlio di Toftila gia disfatto da Teodorico, il quale feceli ricacciare oltre Danubio nella Dacia dai suoi conti Pitzia ed Arduino. Ma verso il  547  l'imperatore  bizantino  manifesto  un  vero  disinteresse  per  tutti  i  possessi lontani fino al punto da confermare ai Franchi la Provenza da donare ai Langobardi il Norico e la Pannonia tra il Danubio e la Drava e riconsegnare ai  Gepidi ed ai Bulgari il Sirmio (21).
      Ma i due popoli fratelli vennero presto in discordia. Questa gia s'era accessa quando il pretendente Ildeki, verso il 527, vinto da Vacone, s'era rifugiato presso i Gepidi, ma divenne insanabile per la ripartizione di terre e di prede. I Gepidi furono soccombenti, e nell'ultima battaglia le loro estreme forze vennero distrutte con la morte di re Gunimondo (a. 551). I Langobardi , per vincere, non avevano esitato ad allearsi con gli Avari, progenie di Unni stanziati a manca del Danubio (22). Cosi anche le terre tra la Drava e la Sava furono dei Langobardi, che di li scorrevano manomettendo Dalmazia ed Illiria fino ad Epidamno (Durazzo) (23). Di conseguenza tutte le masse bulgare incorporate nel dominio gepido passarono al vincitore, restando aggiunte agli Avari quelle del Tibisco e della Dacia.


Letino. Costumi protobulgari originari.

      Si stabilirono cosi per lo spazio di 17 anni tra Langobardi e Bulgari intimi rapporti politici sociali e religiosi nonche profonda nozione delle capacita e deficienze reciproche.
      Tutti gl'invasori della Pannonia, come quelli d'Italia, vi restavano sotto la dipendenza nominale dell'imperatore bizantino ; ed anche la religione e la coltura di Costantinopoli vi seguitavano a permeare il sustrato della vita civile fine al punto che quelle, dalle chiese e dai casolari passavano ai castelli ed agli accampamenti.
       Per tal modo i Langobardi accolsero la religione cristiana con la riforma di Ario, piu confacente alla loro mentalita barbarica ; e, se cio avvenne, e da ritenere che tale pratica ereticale fosse prevalente nella Balcania (24).
       Fissate  cosi  le convivenze e le dipendenze fra Langobardi e Bulgari, passiamo a valutare le ragioni che il fecero trasferire insieme nelle nostre contrade. Alboino, come Alarico, Odoacre e Teodorico, non venne fra noi per mossa improvvisa.
       L'impresa fu certo discussa nei suoi piu minuti particolari e decisa in assemblea di capi e di sacerdoti, secondo il germanico rito.
       L'Italia non era cosa nuova per molti Langobardi.
       Nel 548 il ribelle figlio di re Tasone con seimila volontari  secessionisti  di sua gente, commista di Gepidi e di Bulgari, invase le valli dell' Isonzo e del Tagliamento, sgominando un corpo d'Imperiali. Nell'anno medesimo Germano nipote ex fratre di Giustiniano ingaggio per la impresa italica mille Langobardi armati di tutto punto, detti cataftatti (25).


Donna di Letino che lavora sul telaio.

       Duemiladuecento guerrieri langobardi con tremila serventi formarono il nerbo dell'esercito di Narsete ; e si resero, dopo la vittoria tanto intollerabili per incendi rapine e stupri che quel pio capitano il fece ricondurre alle loro stanze inquadrati dalle milizie dei suoi uffiziali Valeriano e Damiano (26). Quelli, nello scorrere la penisola dal Veneto al Bruzio, tutto avevano osservato. Erano divenuti consci dei valichi, dei ponti, dei guadi e potevano indicare ove trovar vettovaglie, ove profittare della deficienza delle difese, quali capisaldi fortificati convenisse stabilire innanzi di procedere nella conquista. Fu pure cognito quali regioni si adattassero all'organismo germanico e quali gli fossero avverse. Fu noto che le piu fertili ed aperte campagne risultavano al tempo istesso malsane, spaventevolmente micidiali in occasione di epidemie di asiatica provenienza (come vaiuolo, colera, peste bubonica) ed indigene (come tifo, dissenteria, malaria). Le cronache di quei tempi ci apprendono che le morti per contagio si verificarono prevalentemente dopo inondazione e nei tratti paludosi (Grado, Ravenna, ecc.) (27). Tutte queste circostanze considero bene Alboino coi suoi primati ; e di conseguenza, mentre afforzo le schiere degli Arimanni di ventimila Sassoni, si fece seguire da torme di coloni della Pannonia, fra i quali prevalsero i Bulgari.
        Tutto lo svolgimento tattico dell'italica impresa ci prova come i Langobardi tennero conto precipuo nei movimenti delle difficolta incontrate, piu che da parte dei Bizantini, nello stato acquitrinoso delle piane invase e nel periodo estivo-autunnale. Il Balbo (28) giustamente osserva "durante tutta I'invasione e l'assedio di Pavia e le correrie dei Langobardi non trovasi fatta mai menzione dei Greci ; non di un capitano, non di un esercito alla campagna, non di un tentativo di riscossa, non di una battaglia presentata, non d'una citta contrastata. Perche di Pavia incerto se la difendessero coloro o i cittadini".
        Superate le Alpi a primavera, e, preso il baluardo delle porte d'Italia, Forum Juli (Cividale), su tutte le Prealpi Carniche e Giulie vennero stanziate le fare dei piu nobili signori langobardi col capo Gisulfo non solo per garentire una zona di capitale importanza strategica, ma per loro assegnare i luoghi piu salubri.
        Non si attardo Alboino a conquistare Padova ed il litorale per deficienza di mezzi ossidionali, ma per non irretire miserevolmente le sue truppe fra i miasmi delle lagune. Per la ragione istessa lascio da parte Oderzo, Mantova, Cremona e Ravenna (29).
        Batte soltanto la via pedemontana dove i propugnacoli caddero in breve l'uno dopo l'altro, Vicenza, Trento, Verona, Brescia, Bergamo e Como. Treviso venne a patti con la mediazione del Vescovo.
       Quando Alboino fu sicuro delle spalle attacco Milano, che, vista la inanita delle resistenze, si arrese.
       A garantire l'arrivo degli aiuti nordici e le comunicazioni tra Forum Julii e la Liguria fu scelta Verona a sede regale, a centro militare ed amministrativo.
       Alboino in prime nozze aveva sposato Clotsuinda, fglia di Clotario re dei Franchi ; e questi forse per tali vincoli di parentela non gli mossero contro, sebbene alleati dell'Impero.
       Ma la sua mente comprese che presto o tardi il pericolo principale sarebbe venuto dall'Ovest , ove la Provenza era tornata sotto il diretto dominio bizantino.
       E provvide al riparo.


Letino. Corteo nuziale.

       Occorreva sbarrare i valichi delle Alpi Cozie e delle Marittime. Se non che Ticino, dominando i guadi dell'omonimo fiume, siffatte precauzionali misure vietava.
       Le altre citta s'erano facilmente arrese colte alla sprovvista e stanche delle vessazioni fiscali bizantine (30).
       Inoltre Alboino con tutta probabilita mantenne una disciplina di ferro fra le sue truppe di vario colore, evitando gli eccesi praticati dai suoi con Narsete ; e per questo, ispirando fiducia, aveva con facilita la dedizione delle terre.
       Ticino all'incontro, forte di truppe scelte ed acclimatate, ebbe tempo e modo di preparare una strenua difesa. Per quanto non menzionato, in tale citta almeno doveva essere un comando imperiale ed un imperiale presidio formato certo di turanici. Ed ecco la necessita per Alboino di servirsi per I'assedio anche dei turanici suoi ausiliari (Avari e Bulgari) (31). Possiamo asserire ormai che la fitta disseminazione di costoro in tutta la zona ticinese, piu che altrove, fu dovuta ai concetti bonificatori non solo, ma pure e meglio a quelli politico-militari del sire germanico.
        Dall'Olona a Novara, come vedremo in seguito con ampiezza maggiore, la regione fu detta puramente e semplicemente Bulgaria fino a qualche secolo fa ; e si e disputato poi fra i dotti ricercatori sulla ubicazione del capoluogo di  quella regione costituita in ducato. Solo percio, con l'opera di tale gente, Alboino, transitati fiumi e canali della zona in discorso, divenne presto padrone d'Ivrea, di Torino, di Vercelli e di Novara ; mentre Faroaldo e Zottone, con drappelli Alemanni e Slavi scorrevano l'Appennino toscano umbro-sabino e sannitico, travolgendo resistenze, consolidando difese, organizzando amministrazioni.
        Ticino resiste ad ogni assalto ; ma l'assedio si fa sempre piu stretto da parte di milizie, che nei fossi degli approcci possono sfidare impavidi le malattie palustri, specie quella dissenteria che nei medesimi luoghi l'anno 539 distrusse un terzo dei Franchi corsi sotto Teodeberto re d'Austrasia contro Goti e Bizantini in oltre centomila ; ed altri Franchi distrusse ai tempi di Re Autari (32).
        La citta, dopo tre anni di assedio mai rallentato, e costretta alla resa, rimanendo la definitiva capitale del regno. Ma, non ostante il valore strategico sommo del sito, solo in determinati mesi potevano i re langobardi risiedervi coi loro gasindi. Nei calori estivi dovevano cercare in Monza, su le alture brianzuole, rifugio temperato e sano, essendo vicino aile Alpi gia scelto da re Teodorico (33).
        Chi restava in loro assenza guarentigia e difesa in Ticino?
        Per Milano, antica imperiale citta non e mai nominato nelle istorie alcun duca. Il solo Balan (34) pel periodo dell'interregno seguito alla morte di Clefi, parla di un Alboino, detto dal Diacono Amone senza specificazione giudisdizionale. Cio perche mai vi fu duca. La citta rimase alle dirette dipendenze dei re, che nella sua grande arena venivano proclamati dalle supreme adunanze, e vi avevano rappresentante un regio gastaldo.
       Ticino, centro politico e militare del regno, meno che mai poteva essere capoluogo di governo ducale.
       Eppure la storia ci segnala per tale citta due duchi entrambi dal nome turanico, Zabano e Warnecanzio. Il dicembre del 571 Ticino era per certo gia la capitale, perche vi fu proclamato re Clefi, che v'ebbe la sede e vi mori trafitto dal pugnale di un servo. Questi, per essere tale, non poteva contenere sangue germanico. Zabano etimologicamente nelle lingue altaiche suona ufficiale, comandante di milizie. Ha stretta parentela con le voci turche zabit (ufficiale) e zabita (polizia) ; e con le giapponesi saiban guan (giudice) e saiban (giudicare). Egli era quindi il capo della guarnigione di Clefi ; e, questi morto, ne assunse le veci limitatamente al distretto bulgaro.
       Con Amone e Rodano tento Zabano la conquista delle Gallie del sud, rette dall'imperiale ministro Mummolo.


Zona bulgara del Molise. Valle del Carapelle.

       Anche i nomi dei due colleghi di Zabano non presentano desinenze germaniche (35). Erano con probabilita tutti delle stessa razza e poterono compiere di piena intesa la irruzione in Provenza con fortuna iniziale perche anche le loro genti costituivano una compagine omogenea per sangue spirito ed indirizzo bellico. L'itinerario della loro spedizione ci da qualche indizio anche sui possessi dei colleghi di Zabano. Questi dovevano trovarsi ai confini delle Alpi e fra loro in continuita. Torino e fuori causa, perche vi governava la stirpe del germano Agilulfo. Non restano in considerazione con Pavia che Vercelli (36) ed Asti. Entrarono i tre pel passo della Maddalena delle Cozie, essendo la valle di Susa sbarrata dai Bizantini. Zabano si diresse ad ovest verse Die e Valence (Delfinato) e Rodano a nord verso Grenoble.
        Amone invece si volse a sud ed opero verso Macon Marsiglia e Nizza.


Costumi di Letino. Danza popolare.

        Zabano e Rodano combattuti e fugati ebbero scampo attraverso la valle di Susa pur guardata dal luogotenente di Mummolo, Sisinnio. Amone invece per le Alpi Marittime, forzando il colle di Tenda per Mondovi, si ridusse al suo ducato (37).
       Da tale esposizione risulta chiaro che Rodano, se non di Milano, era signore di Vercelli ; che Amone era certamente duca d'Asti.
       Cessato l'tinterregno con la elezione di Autari figlio di Clefi, la residenza regale fu stabile entro Ticino, ove ce la dicono gli storici sia quando scesero i Franchi sia quando mori con sospetto di veleno il regnante.
       Che ne fu di Zabano? Venne ucciso e privato della signoria, come Droctulfo di Brescello? Noi riteniamo che, ridivenute citta regie Pavia e Milano, resto duca di Bulgaria, comprensiva dei distretti delle due citta, spostando la residenza in un castro rurale (Abbiategrasso ?).
       Morto Autari ed eletto Agilulfo, noi troviamo ribelle asserragliato in Ticino un altro duca bulgaro, Varnecanzio (38). Mai, come in questo caso, la etimologia ci chiarisce tutta una pagina di storia. Varnecantius e una chiara latinizzazione di Var-e-n-kan, che suona comandante della guarnigione (letteralmente capo al di sopra del castello) .
       Egli era quindi il necessario capitano del presidio di Autari per Pavia. Profitto dell'interregno e del disparere (39) per la scelta di Teodolinda ; e si rese padrone assoluto di Pavia. Ed ecco spiegato perche non in questa capitale bensi a Lomello Agilulfo s'incontro con la sposa regale. La resistenza di Varnecanzio fu lunga, protetto com'egli era contro i Germani del re, dai luoghi e dai Bulgari adatti ai luoghi. Il re, solo con l'aiuto degli Avari chiesti all'alleato Cacano, pote impadronirsi della capitale ed uccidervi il ribelle. Inoltre solo con l'aiuto degli Avari e degli Slavi valse a manovrare nei pantani, riuscendo a prendere Padova, Cremona e Mantova ed invadere il litorale istriano (40).
        Precedentemente gli Avari (595) inseguendo i Boiari nelle Venezie, avevano introdotti fra noi cavalli selvatici e bufali, i soli bovini, che possono vivere e lavorare negli acquitrini (41).
        Le istorie, cosi precise per i fatti di Agilulfo in quanto agli ausiliari Avari e Slavi, non ci contano se anche di questi abbia fatto uso Rotari (42) nell'occupare la maremma toscana, nell'espugnare Oderzo e nel disperdere sul Panaro le schiere dei Ravennati ; ne ci contano se ne abbia fatto uso Liutprando per la conquista della Pentapoli, Astolfo per quella di Ravenna.
        Pure il Diacono, col dichiarare al termine della sua istoria che Liutprando "conservo sempre con somma diligenza la pace coi Franchi e con gli Avari" ci fa comprendere che tale sovrano, evitando l'intervento dei Franchi, trasse partito bellico dagli Avari,  come i suoi predecessori, ogni volta che n'ebbe necessita.
        Peraltro ordinariamente per le azioni nei luoghi malsani si servirono delle milizie bulgare ; e solo Agilulfo dovette astenersene per averle osteggiate ed averne ucciso il capo Varnecanzio.
        Non possiamo sceverare tutti gli elementi etero-germani per elencarli secondo le varie stirpi trascorse fra noi dalla Pannonia e dal Norico.
        Dei Sarmati troviamo traccia in Sarmata (Piacenza), in Sarmede (Treviso), Sarmego (Vicenza) ; dei  Pannoni in Pannone (Trento) ; dei Gepidi nel Vicus Gepidi ; degli Slavi nei vari villaggi nomati Zelo e Selo e negli omonimi determinativi.
        Ben poca cosa percio. Dei Bulgari all'incontro la documentazione cresce a misura che aumentano le ricerche (43).
 
 


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(1) Gli Unni mossero dal Volga al Danubio con re Belamir proprio per cacciare le genti di Germania, dilagate fino al Caspio.

(2) BRION MARCEL : "Attila", Corbacchio, Milano.

(3) PROCOPIO : "De bello Vandalico", 1,2 ; Gregorovius 7. "Storia della citta di Roma nel M. E.", Vol. I, cap. III.

(4) JORDANES: "De rebus get.", c. 42-a.

(5) PROCOPIO: "De bello Coth", 1, 1.

(6) PROCOPIO : "L. C.".

(7) PROCOPIO : "L. C.", 1, 24.

(8) Procopio probabilmente qui fa supporre congiunti in unica unita miliziana gli affini Bulgari e Messageti.

(9) PROCOPIO :  "L.C.", IV

(10) MURATORI: "Annali a.555, Agathia",  Hist. L. II in Rer. Ital. Scrip., Tom. I. p. 1. -- Kutri-Guri, detti poi Bulgari, ed Utur-Guri erano due rami della stessa famiglia.

(11) PEROSA: "L. C.'', pag. 29-30. Questo autore lo fa giungere in Italia con Alboino.

(12) TACITO C.: " Germania", c. XL.

(13) Noi siamo di parere che i Celti siano stati di razza semitica, e ne potremmo arrecare solide ragioni. I Celti, provenienti dall'Asia Minore, occuparono tutta la Rezia ed il Norico, mescolandosi al nativi.

(14) DIACONO P.: "O. C.'', L. T. c. 13. Chi voleva dare liberta ai servi, fino al sec. XII presso la gente di Germania, li conduceva ad un quadrivio e pronunziava le parole: armund, furfreal, per impans.

(15) DIACONO P.: "O. C." . L. 1, car. 13. Scoringa (paese degli Sciri) e Mauringa (terra dei Moravi) col suffisso ci precisano genti e favelle altaiche. Gli Sciri furono nella odierna Prussia orientale. I Moravi, tribu dei Venedi, risalita l'Elba entrarono nella Boiemia al tempo degli Avari. ai quali furono sogeetti. Auta-bet corrisponde forse ad Autausen dell'Alta Baviera ; Bat-aib e Wurgund-.Aib forse a Betzenstain ed a Burgunstat dell'Alta Franconia. Bet e bat, indicanti in genere sedi abitazioni, sone di stampo semitico importate dalle masse galliche dilaganti in Polonia, in Boemia, in Franconia.

(16) DIACONO P.: "O. C.", L. 1, c. 16-17,

(17) E Mose voce semitica di moia (acqua) e se (salvato) composta. Lamissione contiene le radici lama e se. Lama elemento basso-tedesco e tuttora vivo nei dialetti d' Italia, indicando pantano melmoso, ed e significativo che si trovi unito all'elemento sernitico se. Mito e leggenda dominano anche la preistoria langobarda ; e presso che uniformi sono per vari grandi condottieri di popoli (Mose, Romolo, Lamissione, ecc.).

(18) DIACONO P.: "O. C.", L. 1, cap. 19. -- MURATORI: "Annali a. 476". -- PROCOPIO: "De bello Coth.", L, 1, c. 1.

(19) DIACONO P.: Idem.

(20) BALBO C.: "Storia d'Italia sotto i barbari" L. 1, c. 9.

(21) Idem, L. 1, c. 33.

(22) DIACONO P. : "O.C.", L. 1, C. 27.

(23) BALBO : "O. C.",  L. 1, c. 33.

(24) Cosi resta bene spiegato come i Langobardi pur fidi alle loro leggi con vera intransingenza fin dall'arrivo in Italia, adottarono molte strutture amministrative di Bisanzio, come la circoscrizione dei ducati, il notariato del sacro palazzo, i nomi e gli uffici di corte e di giudici, e nei piccoli borghi i nomi e le funzioni di centenari, decani e saltari.

(25) BALBO: "O. C.'', L. 1, c. 33 e 34.

(26) BALBO: "O. C.", L. 1, c. 35 e 36. Abbiamo in questi passi la prova dell'indole altamente aggressiva e rapace dei Langobardi, specie quando questi non venivano infrenati dalla regia autorita. Tale indole si manifesta pure nell'interregno decennale dopo la morte di Clefi, a confessione dello stesso Diacono connazionale benevolo.

(27) DIACONO P.: "O. C.", L. II e IV.

(28) BALBO C.:"O.C.', L. II, c. IV.

(29) La insalubrita dei luoghi, specie nell'estiva stagione, ha mandato a monte tutte le imprese prosperamente iniziate dagli eserciti settentrionali. Alboino ricordava che gli assedi lunghi avevano distrutto il fiore delle milizie gote di Vitige e di Totila ; e si limito ad adottarlo solo per Ticino, data la eccezionale importanza del sito.

(30) Queste vessazioni avevano in precedenza, piu che gli assalti, aperte le porte delle citta italiche ai Goti. Durante l'assedio di Roma del 546, i capitani greci Bessa e Conone, mentre il popolo moriva di fame, ammassavano vettovaglie per farne mercato, impassibili agli strazi ed ai suicidi dei disperati.

(31) Gli Avari non erano altro che Unni,  i quali non risiedevano in borghi, ma in accampamenti mobili, dormendo fin anche sul proprio cavallo. Greci e Slavi li dissero percio Avari, cioe senza citta, essendo la parola composta di a privativa e varos. I Bulgari, pur consaguinei nonche conviventi, se ne distinguevano per sedi fisse murate e per agraria cultura.

(32) DIACONO P.: L. II, c. 26-27; L. III, c. 31. -- BALBO: "O. C.", L. I, c. 22.

(33) DIACONO P.: L. IV, c. 22.

(34) BALAN P.: "Storia d'Italia", Modena, Tip. Pont. 1894, Vol. II. L. 12. -- DIACONO P.: L. III, c. 1-8.-- GREGORIO: "Tur. Hist. Franc." IV, 39. -- FREDEHARIUS: ep., 68.

(35) Queste erano quasi sempre: in, rich, breht, eun, bald, ald, ulf, ir, und.

(36) Sebbene non sia detta dagli storici sede di langobardo duca, Vecrcelli per noi doveva esserla. Desumiamo tale sua prerogativa dai capitoli di Lotario I dell'823. Egli, decretando Studi Generali, nomina i capoluoghi dei distretti che vi dovevano far concorso, e fra questi e Vercelli. Il numero di essi, insieme a quelli sottintesi, come Pisa, Lucca e Spoleto, corrisponde al numiero dei duchi dal Diacono indicati al L. II, c. 32 dell'O.C. Non sono elencate le citta prese dal pontefice, come Bologna.

(37) DIACONO P.:"O. C.",  L.  III.

(38) DIACONO P.: L. IV, c. 13, 14, 21, 23, 25

(39) Dal complesso della narrazione del Diacono appare che per la scelta d'Agilulfo, non fatta dall'assemblea dei primati ma dal cuore della vedova regina, sostenuta dai profughi bavaresi e dai latini, si ebbe a verificare una vasta secessione del partito legittimista capeggiato da Gisulfo del Friuli per i Longobardi puri e da Varnecanzio pei Bulgari. Ci entro di mezzo anche la religione, in quanto che furono di fronte Cattolici ed Ariani. In seguito i due partiti si alternarono nella riscossa, il tradizionalista ereticale con Rotari e Grimoaldo, l'altro con Ariperto Bertarido, ecc. fino alla caduta del regno.

(40) I vari re langobardi, che vollero punire i duchi ribelli con peculiare vendetta, per non versare direttamente sangue fraterno, ne diedero commissione agli Avari pagani, i quali esplicarono il mandato con raifinata efferatezza propria dei Mongoli.

(41) I comuni bovini vanno soggetti nelle paludi alla malattia detta piroplasmosi.

(42) A nostro avviso Rotari non ebbe bisogno degli Avari, proprio perche trovo nei Bulgari fidatissimi al suo partito le milizie occorrenti per le spedizioni stabilite contro i Bizantini. Egli, prode uomo e guisto, ebbe il consenso di tutti  duchi.

(43) I Romani avevano ordinariamente nome triplice: il personale, il gentilizio, il familiare, e molti pure un quarto derivato da meriti speciali.
        I popoli extra-i alici, compresi gli Elleni, avevano l'unico denominativo personale (Socrate, Pericle, ecc.).
        I servi e i coloni proprio nome addirittura non avevano. Essi venivano indicati  genericamente o col nome del padrone (Marci puer) e con quello del popolo e della citta di origine (Scytha Sirus Geta Dardanus). Caduto il romano Impero d'Occidente, i vari coloni e soggetti furono ripartiti ed indicati essi pure secondo la nazionalita. A misura che famiglie militari e coloniche avevano incremento di neonati a questi veniva imposto li nome del signore (latino, bizantino, goto, langobardo), per cui troviamo nrlle carte Araldus Bulgari, Gandulfus Bulgrari , Obertus de Bulgaro, ecc.
       Se il milite od il colono era un dipendente del monastero oppure del vescovo, veniva preferito il nome di un santo, per lo piu Andrea pei Bulgari.
       In molti restarono fissati, credo, mestiere, grado sociale, pregio e difetto fisico ; ed avemmo cosi:  Cane, Mansone, Mastali, Musso, Mussacio, Camperio, Canevano, Pagano, Passagerio, Mascambruno, Richiamarono altri gli antichi nomi del clan, Cadolo, Cadalo, Tedici, Carano, Crum, Bozo, Genzo, Vazo, Azzo.
      Ma ogni buon figliuolo teneva a ricordare il padre nella discendenza ; e quindi questa pur dopo vari secoli mantenne glorioso come proprio il nome nazionale, anche se fissato in un'ora di servaggio ed a causa del medesimo.
      Bulgaro, Bulgarello, Bulgarino restarono nella famiglia dei Cadolingi, dei Gherardesca, dei Pusterla anche quando questi divennero potenti feudatari ed imparentati con duchi con re e con imperatori.
      L'indicativo nazionale fu cosi tenace, oltre che nei toponimi, nelle persone e definitivamente nei gentilizi, che in modo provvidenziale esso e divenuto il filo conduttore incontestabile delle storiche ricerche passate ed odierne in Italia sui Bulgari.
 


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